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Le anemie

Trattamento e prevenzione naturale

NB. Quest'articolo è contenuto nell'edizione di Maggio 2023 della rivista mensile di Medicina, Salute, Alimentazione, Benessere, Turismo e Cultura “ND – Natura docet: la Natura insegna”

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Col termine generale di “anemia” (dal greco: “mancanza di sangue”) si indicano tutte le svariate situazioni in cui numero e caratteristiche dei globuli rossi (eritrociti) non sono sufficienti a trasportare sufficiente ossigeno per le necessità di tessuti ed organi. Propriamente, si parla di “anemia” quando i livelli ematici di emoglobina (la proteina che trasporta ossigeno) sono inferiori a 13 g/dl, nel caso del maschio adulto, o 12 g/dl nel caso della femmina adulta.

Alternativamente: siamo in presenza di anemia per valori di ematocrito inferiori al 40% (uomini) o al 37% (donne). In questi casi si parla di “anemia sideropenica” (o “ferropriva”, cioè da carenza di ferro, metallo presente nell’emoglobina).

Eritrociti (GLOBULI ROSSI O EMAZIE)

I globuli rossi, responsabili del colore del sangue, rappresentano la frazione cellulare ematica più numerosa: dai 4 ai 6 milioni di elementi per millimetro cubico.

Quando “maturi” sono privi di nucleo e contengono emoglobina, la proteina che trasporta l’ossigeno.

La vita media degli eritrociti è di circa quattro mesi, mentre la loro formazione (“eritropoiesi”) avviene in una settimana. Al pari di tutte le cellule “mature” presenti nel sangue, anche gli eritrociti derivano da cellule “staminali” multipotenti, da cui prendono poi origine cellule staminali “linfoidi” (che evolveranno in linfociti) e cellule sta- minali “mieloidi”, che porteranno agli eritrociti, granulociti-monociti e piastrine).

Le cellule staminali della linea eritrocitaria sono localizzate nel midollo osseo e risultano modulabili da un ormone chiamato eritropoietina (EPO), una proteina sintetizzata nei reni, essenziale per la maturazione dei globuli rossi, attuata in successive tappe:

  • Proeritroblasti
  • Eritroblasti basofili
  • Eritroblasti policromatofili (ancora nucleati, già capaci di sintetizzare emoglobina)
  • Eritroblasti ortocromatici (privi di nucleo)
  • Reticolociti (che entrano nel sangue dopo aver abbandonato il midollo osseo)
  • Eritrociti maturi

I globuli rossi sono, di fatto, dei contenitori organizzati di emoglobina e di pochi enzimi, necessari per il trasporto dei gas. La morfologia dei globuli rossi, nonostante il nome, che fa pensare a sfere, è a “disco biconcavo”, che consente massima efficacia di scambi gassosi in virtù di una superficie maggiore rispetto alla forma globulare.

Le loro membrane sono caratterizzate da grande “fluidità”, che consente agli eritrociti di deformarsi, adattandosi al diametro anche dei vasi sanguigni più piccoli, i capillari. Le dimensioni eritrocitarie possono variare dalla normalità (normociti), diminuendo (microciti) o aumentando (macrociti), in determinate situazioni.

Valori importanti in Ematologia sono:

  • MCV (Volume Corpuscolare Medio): volume eritrocitario espresso in micrometri cubici (fentolitri), i cui valori normali sono compresi tra 80 e 95 fentolitri. Una anemia è detta “microcitica” o “macrocitica” a seconda che questo valore risulti inferiore o superiore alla norma.
  • MCH  (Emoglobina Corpuscolare Media): contenuto medio di emoglobina per globulo rosso, espresso in picogrammi (valori normali: 27-33 picogrammi).
  • MCHC (Concentrazione Corpuscolare Media di emoglobina): concentrazione emoglobinica media in un dato volume di eritrociti sedimentati, misurata in grammi per decilitro (valori normali: 33-35 grammi per decilitro).
  • RDW (Ampiezza di distribuzione dei globuli rossi): un coefficiente di variazione del volume dei globuli rossi, normalmente tra 11% e 14%.

I valori normali eritrocitari variano in base al sesso, all’etnia, e all’età degli individui; sono considerati valori “normali” i seguenti intervalli:

  • maschi adulti: 4,5-6 milioni/mm3
  • femmine adulte: 4-5,5 milioni/mm3

Emoglobina

L’emoglobina, proteina che lega ossigeno a livello polmonare e lo rilascia nei tessuti, costituisce la “parte attiva” dell’eritrocita. La sua concentrazione rappresenta uno degli indici più importanti dell’emocromo, per valutare l’anemia, in tutte le sue forme.

Si tratta di una proteina a struttura quaternaria molto complessa, costituita da quattro catene polipeptidiche (cioè costituite da molti amminoacidi), uguali a due a due: due “catene alfa” e due “catene beta”.

In ogni catena è presente un gruppo “eme”, in grado di legare una molecola di ferro: in ogni molecola di emoglobina, con quattro radicali eme, sono quindi ospitate quattro atomi di ferro, il cui ruolo è quello di legare l’ossigeno nei polmoni e di cederlo ai tessuti.

Ferro

Importante in molti processi metabolici, il ferro risulta essenziale per il trasporto dell’ossigeno da parte dell’emoglobina. Assunto attraverso l’alimentazione, il ferro viene assorbito a livello intestinale e viene immagazzinato soprattutto nel fegato (sotto forma di “ferritina”), da doveviene prelevato, in funzione della necessità fisiologica, legato ad una “proteina di trasporto” (transferrina), prodotta dalla ghiandola epatica.

Se con l’alimentazione non si ottiene un sufficiente apporto di ferro, i livelli nel sangue (sideremia) si abbassano e vengono utilizzate scorte accumulate nei tessuti, determinandosi una situazione carenziale, progressivamente critica.

La costante valutazione della sideremia (che misura la quantità circolante legata alla transferrina) è importante in quanto l’apporto di ferro in eccessiva quantità può determinarne accumulo, con rischio di danno epatico, pancreatico e cardiaco.

Questi sono i valori normali di sidermia:

  • Uomini: 65 - 176 mcg/dl
  • Donne: 50 - 170 mcg/dl
  • Bambini: 50 - 120 mcg/dl
  • Neonati: 100 - 250 mcg/dl

Soggetti a maggiore rischio anemico

Il deficit emoglobinico può essere di natura temporanea o cronica e, con l’eccezione di situazioni legate ad emorragia interna (per esempio da ulcera gastroduodenale o, nella donna in età fertile, durante mestruazioni particolarmente abbondanti), risultano a maggior rischio anemico pazienti affetti da:

  • carenze vitaminiche: Vitamina B12, Vitamina B9 (acido folico), Vitamina C;
  • carenza di ferro (gravidanza, vegani non compensati);
  • disturbi intestinali (soprattutto: celiachia);
  • insufficienza epatica;
  • insufficienza renale.

Sintomatologia delle anemie

L’anemia, in genere praticamente asintomatica all’esordio, è in seguito da sospettare in presen- za di segni e sintomi quali:

  • costante (e progresiva) stanchezza fisica;
  • dispnea (affanno respiratorio) dopo piccoli sforzi, come il salire le scale;
  • pallore, “ingiallimento” della pelle;
  • vista offuscata;
  • tachicardia e aritmie dopo sforzo anche modesto;
  • splenomegalia (ingrossamento della milza);
  • dolore al torace in assenza di cardiopatia ischemica;
  • vertigini;
  • problemi di concentrazione mentale;
  • mani e piedi freddi;
  • crampi arti inferiori;
  • cefalea in soggetti che normalmente non ne soffrivano.

L'approccio naturale alle anemie

Di assoluta competenza medica è la verifica di possibili cause interne (ulcere, tumori del tratto gastrointestinale, da effettuarsi con tecniche strumentali di gastroscopia e colonscopia), escluse le quali, la quasi totalità delle anemie risulta facilmente trattabile con alimentazione ricca di vitamine e ferro:

  • Fonti di acido folico: agrumi, banane, verdure a foglia larga, legumi, cereali
  • Fonti di Vitamina B12: carne, latticini, cereali, legumi.
  • Fonti di Vitamina C: agrumi e frutta in genere, frutti di bosco
  • Fonti di ferro: carne, legumi, cereali, vegetali a foglia verde, frutta secca e, soprattutto, spirulina, che oltre al ferro contiene anche vitamine, oligoelementi e proteine “nobili” in concentrazione massima tra tutti gli alimenti.

Per una corretta integrazione vitaminica spesso l’apporto alimentare può risultare insufficiente: l’offerta commerciale in fatto di integratori è notoriamente vastissima, il suggerimento è però quello di orientarsi verso preparazioni innovative che, oltre alla accurata selezione delle materie prime, utilizzino una particolare tecnica di biorisonanza per energizzare e “rivitalizzare” le sostanze vegetali, contrastandone la perdita di efficacia. Nel caso della spirulina, presente in commercio:

  • quale “alimento” (il “superalimento del XXI secolo”), sotto forma di scaglie e polvere, che possono essere aggiunte a primi piatti, insalate, misti di legumi e cereali, composte di frutta, frullati e altro,
  • quale integratore alimentare (capsule, compresse),

Per una corretta integrazione vitaminica spesso l’apporto alimentare può risultare insufficiente: l’offerta commerciale in fatto di integratori è notoriamente vastissima, il suggerimento è però quello di orientarsi verso preparazioni innovative che, oltre alla accurata selezione delle materie prime, utilizzino una particolare tecnica di biorisonanza per energizzare e “rivitalizzare” le sostanze vegetali, contrastandone la perdita di efficacia.

Nel caso della spirulina, presente in commercio:

Particolare interesse sta destando presso i Nutrizionisti l’imminente disponibilità al pubblico di una particolare spirulina coltivata in ambiente arricchito in ferro, in modo da consentire una concentrazione del prezioso elemento, nella microalga, ancora superiore rispetto a quella, già elevata, normalmente presente.

A cura di

Simonetta Adamanti

Comitato scientifico ND

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